Eritromicina: Cos’è, come si usa e cosa sapere sull’antibiotico più famoso

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Hai mai notato quanto spesso ti capita di sentire la parola “antibiotico” dal medico o anche solo chiacchierando in famiglia? Spesso, dietro quell’etichetta, c’è proprio l’eritromicina. Questo vecchio leone tra gli antibiotici nasce negli anni Cinquanta e continua a dare filo da torcere ai batteri di mezzo mondo, anche se oggi non è più la prima scelta per tutte le infezioni. L’eritromicina però non è solo storia della medicina: resta ancora una vera ancora di salvezza quando altri antibiotici non vanno o quando serve una mano gentile per chi magari non tollera la penicillina. Ti sei mai chiesto perché il medico preferisce a volte l’eritromicina rispetto ad altri farmaci più recenti? O come mai il farmacista ti spiega che devi stare attento al sole o a certi alimenti mentre la prendi? Preparati a scoprire tutto, ma proprio tutto quello che c’è da sapere su questo antibiotico che, tra scienza e praticità, non smette mai di sorprendere.

A cosa serve l’eritromicina e come agisce sui batteri?

L’eritromicina appartiene alla famiglia dei macrolidi, cioè quegli antibiotici che agiscono bloccando la crescita dei batteri impedendogli di produrre le proteine di cui hanno bisogno per vivere. È una specie di «freno a mano» per batteri come Streptococcus pyogenes, Staphylococcus aureus, Mycoplasma pneumoniae e molti altri ancora. Sai quella fastidiosa tosse grassa che non passa? Spesso, dietro, può esserci proprio uno di questi batteri. La eritromicina si usa soprattutto quando il corpo ha a che fare con infezioni delle vie respiratorie, come bronchiti e polmoniti, otiti e sinusiti, ma anche per condizioni della pelle come l’acne, infezioni urinarie o malattie sessualmente trasmesse tipo la clamidia. Una curiosità: si tratta di uno degli antibiotici più prescritti anche nei neonati con infezioni oculari, per la sua relativa delicatezza. Gli studi italiani degli ultimi vent’anni hanno fotografato l’utilizzo: circa il 10% delle prescrizioni antibiotiche pediatriche coinvolgono proprio l’eritromicina, una vera costante nei bugiardini delle famiglie con bimbi piccoli.

L’azione dell’eritromicina non è immediata, ma inizia già dopo alcune ore dall’assunzione e raggiunge un effetto massimo dopo qualche giorno di trattamento. Come ogni antibiotico, però, funziona solo contro i batteri, non contro i virus, quindi inutile chiederla per raffreddore o influenza: in quei casi il medico ti guarderebbe storto. La resistenza batterica rappresenta uno dei problemi più discussi negli ultimi anni. L’uso eccessivo e spesso inutile di antibiotici ha reso alcuni batteri sempre più "furbi" e resistenti: e qui l’eritromicina paga pegno, perché alcune specie hanno imparato con astuzia a non lasciarsi più bloccare. Per questo, oggi l’eritromicina si usa «su misura», solo dove serve davvero.

Un aspetto poco noto è la sua capacità di dare meno reazioni allergiche rispetto agli antibiotici a base di penicillina. Lo sapevi che almeno il 5-10% delle persone presenta una qualche intolleranza alla penicillina? Per loro, l’eritromicina è spesso la soluzione più sicura. Non guasta neppure che lavori bene anche in caso di alcune infezioni da batteri atipici, che altri antibiotici nemmeno riescono a toccare. D’altra parte, l’eritromicina ha anche i suoi limiti: ci sono infezioni (specie tra Gram-negativi) dove ormai non fa più miracoli e può servire qualcosa di più forte. Ma quando funziona, lo fa in maniera decisa – e spesso lo si nota già dai primi due o tre giorni di cura.

Forme di somministrazione: compresse, sciroppi, gel e altro ancora

Non esiste un solo modo per assumere l’eritromicina, e questa versatilità è uno dei suoi punti di forza. Se pensi sia solo una pillola da mandare giù con l’acqua, sei fuori strada. In farmacia trovi compresse rivestite, capsule molli, sciroppi dal sapore dolciastro (chi ha figli piccoli lo sa bene), bustine solubili: una soluzione per ogni età e situazione. I neonati o i bambini che non vogliono saperne di deglutire trovano nello sciroppo un alleato prezioso. E per chi fatica anche con quello, esistono forme iniettabili, anche se oggi le si usano solo in contesti ospedalieri.

Una grande fetta di utilizzo va menzionata pure nel campo dermatologico, in cui l’eritromicina esiste in gel e creme. Questa variante non va ingerita, ma si spalma direttamente sulle zone cutanee da trattare: acne, foruncoli, follicoliti, e persino piccole infezioni localizzate. Molti dermatologi la preferiscono a trattamenti più aggressivi, specie nei giovanissimi per via dei minori effetti collaterali sistemici. Piccolo consiglio pratico: usandola in gel è meglio lavarsi bene mani e volto prima dell’applicazione e non esagerare con la quantità: troppa non significa più efficace, anzi!

C’è anche una forma oftalmica, cioè unguenti o colliri da applicare negli occhi. Ti sembra strano? In realtà è la prassi per neonati appena nati a rischio di congiuntiviti, o per adulti con infezioni allo sguardo che non passano col classico “impacco di camomilla”. Interessante poi come negli ultimi anni siano stati esplorati nuovi metodi di rilascio dell’eritromicina, soprattutto tramite nanoparticelle, con l’obiettivo di migliorare l’assorbimento e ridurre i possibili disturbi allo stomaco, ancora troppo comuni (ti è mai capitato il classico mal di pancia dopo antibiotici?).

Un dettaglio importante riguarda la concentrazione del principio attivo: ogni formulazione contiene dosaggi differenti e va usata rispettando le indicazioni del medico, senza improvvisare. Infatti, leggere bene il bugiardino non è paranoia: aiuta a evitare pasticci e sorprese. Un breve promemoria che mi ripeto sempre anch’io: non schiacciare, rompere o sciogliere le compresse “a occhio” – separare la dose può alterare il rilascio, e quindi l’effetto.

Forme più comuni dell’eritromicina e i loro usi
Forma Modalità Indicazioni principali
Compresse/capsule Orale, con acqua Infezioni respiratorie, urinarie, genitali
Sciroppo Orale, spesso per bambini Tosse, faringiti, otiti
Gel/crema Uso topico Acne, infezioni cutanee
Unguento oftalmico Sopra o dentro l’occhio Ciglia infette, congiuntiviti
Quando usare (e non usare) l’eritromicina: consigli pratici e buone abitudini

Quando usare (e non usare) l’eritromicina: consigli pratici e buone abitudini

Non basta sapere dove si trova l’eritromicina: il vero segreto è quando usarla, e ancora di più, quando non abusarne. Capita spesso che la gente chieda all’amico farmacista "mi dai qualcosa di forte?" dopo due giorni di febbre, ma questo è il peggior modo di gestire gli antibiotici, eritromicina compresa. La scelta giusta spetta sempre a un medico, perché azzeccare il farmaco per la giusta infezione fa la differenza tra guarire in fretta o portarsi dietro inutilmente batteri sempre più forti.

Un errore tipico è interrompere la cura appena i sintomi spariscono. Così facendo, lasci qualche battere ancora vivo pronto a tornare all’attacco non appena abbassi la guardia. Anche chi lavora nel mio settore – e Serena lo sa bene perché da anni fa la farmacista – ripete sempre: “Se la prescrizione dice 7 giorni, fai 7 giorni netti, anche se la febbre passa dopo 3.” E fa la differenza, credimi, sia per te che per chi ti sta intorno. Meno noti, ma altrettanto importanti, sono i consigli su quando evitare l’eritromicina: non va presa in gravidanza se non strettamente necessario, né in caso di allergia nota ai macrolidi. Occhio anche alle interazioni: se prendi statine o farmaci contro aritmie, meglio avvisare subito il tuo medico, perché il rischio di effetti collaterali aumenta.

Un buon trucco, se fatichi a gestire i classici disturbi gastrointestinali (nausea, crampi, dolori), consiste nel prendere l’antibiotico a stomaco pieno, pur sapendo che a certi ceppi di eritromicina dà fastidio l’ambiente acido dello stomaco e assorbimento eccessivo può ridursi. E non serve accompagnare il tutto con spremute, latte o bibite strane – meglio acqua semplice. Curioso sapere come alcune varietà alimentari, tipo il pompelmo, siano assolutamente out se stai seguendo il ciclo: rallentano il metabolismo del farmaco e rischiano di aumentarlo nel sangue, con tutto quello che ne consegue.

Nel nostro Paese, circa 7 italiani su 10 confessano di aver usato almeno una volta l’eritromicina nella vita, eppure meno della metà sa veramente quali condizioni può trattare e quali, invece, richiedono altri antibiotici. Ecco allora un mini vademecum pratico:

  • Mai usare l’eritromicina per influenza e raffreddori.
  • Segui la prescrizione: dosaggio, orario e durata stabiliti dal medico.
  • Non condividere mai antibiotici avanzati con altri, anche se hanno sintomi simili.
  • Riferisci sempre farmaci che stai già prendendo, specie statine, antiaritmici e anticoagulanti.
  • Se noti prurito, orticaria, difficoltà respiratorie durante l’assunzione, contatta il dottore.
  • Evita alcolici durante la terapia: aumentano il rischio di effetti avversi.

Effetti collaterali, rischi e gestire la terapia al meglio

L’eritromicina è considerata uno degli antibiotici più sicuri, ma non è certo l’acqua di rose. Circa il 30% di chi la assume lamenta almeno un disturbo lieve: classico il mal di stomaco, la nausea, a volte la diarrea. Questi effetti si fanno più sentire nei farmaci presi a stomaco vuoto o in formulazioni particolarmente acide, come le compresse non rivestite. Lo sai che ci sono persone che, già dopo 48 ore dall’inizio, devono cambiare farmaco per dolori digestivi? Sembra un’esagerazione, ma capita molto più spesso di quanto immagini. D’altra parte, i farmaci più nuovi hanno reso queste reazioni più gestibili, specie con le formulazioni “a rilascio modificato”.

Meno comune, ma più seria, è la reazione allergica: orticaria, gonfiore al volto, labbra o lingua, difficoltà respiratorie. In questi rari casi è cruciale interrompere subito la terapia e chiamare il medico. Attenzione pure all’orecchio: l’eritromicina può, raramente, causare disturbi dell’udito, specie nei trattamenti lunghi e ad alte dosi. Un altro effetto da tenere d’occhio è il rischio di alterazione del ritmo cardiaco, in particolare allungamento del cosiddetto «intervallo QT», che i cardiologi misurano con l’elettrocardiogramma. Sono pochi casi, ma è un rischio concreto soprattutto nelle persone con patologie cardiache e in chi assume farmaci antiaritmici.

Qualche parola sulle interazioni: l’eritromicina non va a braccetto con tutto. Ad esempio, alcune statine (per il colesterolo) possono accumularsi troppo nel corpo quando abbinate, aumentando il rischio di danni muscolari. Anche farmaci come ciclosporine, warfarin e certi antifungini possono avere reazioni poco simpatiche. Meglio portare sempre con sé una lista aggiornata dei propri farmaci – e Serena, come buona farmacista, la aggiorna regolarmente sulla nostra app di famiglia (e non solo quando andiamo dal medico!).

Interessante come l’eritromicina sia uno dei pochi antibiotici su cui c’è molta letteratura scientifica anche per l’impiego pediatrico – soprattutto perché, nei bambini, il rischio di reazioni avverse severe resta basso, purché si rispettino dosaggi e modalità di somministrazione. Occhio però a chi ha già disturbi al fegato: essendo metabolizzata principalmente lì, l’accumulo può dare rogne inattese. L’abuso o l’uso «fai da te» ha moltiplicato le resistenze batteriche: in Italia si registrano ceppi di Streptococcus pyogenes resistenti all’eritromicina in circa il 12-15% dei casi secondo i rapporti dell’Istituto Superiore di Sanità del 2024.

Effetti collaterali più comuni e frequenza (dati ISS 2024)
Disturbo Frequenza
Mal di stomaco, nausea 20-35%
Diarrea 5-10%
Reazioni allergiche 0,5-1%
Problemi udito <0,1%
Problemi cardiaci (QT lungo) 0,1-0,5%

Se non bastasse la prudenza, ricordati sempre di conservare l’antibiotico correttamente (non in bagno umido!) e di non usare flaconi aperti da mesi, perché la degradazione riduce efficacia e sicurezza.

Eritromicina e impatto ambientale: lo sapevi che…?

Eritromicina e impatto ambientale: lo sapevi che…?

Forse non ci avevi mai pensato, ma anche l’eritromicina finisce nell’ambiente, con effetti non proprio trascurabili. Secondo i dati ISPRA 2023, residui di eritromicina sono stati trovati nella rete idrica in oltre 17 province italiane, inclusi fiumi vicini a grandi ospedali. I batteri ambientali imparano a resistere ancora più in fretta quando entrano “in contatto” con tracce di antibiotici, aprendo la via a superbatteri. Un dato sorprendente? Circa il 20% degli antibiotici usati in Italia viene eliminato dall’organismo invariato, passa nelle acque reflue e finisce nei nostri corsi d’acqua, dove le depurazioni non sempre riescono a filtrarli del tutto.

Se pensi al consumo mondiale, la cifra fa girare la testa: nel 2023 in Europa sono state utilizzate circa 1.700 tonnellate di eritromicina solo in campo umano, a cui va aggiunta una fetta minore, ma non secondaria, dell’uso veterinario. Alcuni pesci e piccoli crostacei nei fiumi italiani hanno già mostrato segni di disturbi correlati alla esposizione prolungata: infertilità, malformazioni, alterazioni comportamentali. Questo non significa smettere di curarsi, ma solo usare (e smaltire) bene ciò che ci fa guarire. Buttar via le compresse avanzate nel water o nella spazzatura è vietato – per legge tutte le farmacie raccolgono farmaci scaduti o inutilizzati.

Un altro aspetto che spesso non si considera riguarda chi si occupa di agricoltura: lì, purtroppo, i farmaci antibiotici usati negli allevamenti possono passare nei liquami e, di lì, nei terreni. Questa strada fa incontrare i nostri batteri «di città» con quelli «di campagna», creando un mix esplosivo per la nascita di nuove resistenze. I piani nazionali di monitoraggio antibiotico (dettagliati nel Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza 2024-2026) stanno provando ad arginare questo fenomeno, ma serve anche la buona volontà dei cittadini.

Un piccolo gesto, ma fondamentale: separare sempre i farmaci scaduti dal resto della spazzatura domestica. Ti sembra banale? Eppure in Italia solo il 42% delle famiglie lo fa regolarmente – e insieme possiamo alzare questa percentuale. Come dice spesso Serena: «Salute e ambiente vanno a braccetto, anche fuori dalla farmacia». Quindi, la prossima volta che termini un ciclo di eritromicina, ricorda che anche un piccolo gesto aiuta a proteggere non solo te stesso, ma anche il mondo fuori dalla tua porta.